mercoledì 8 ottobre 2008

NO AD UN'ALTRA DISCARICA

PERCHE’ DICIAMO
“NO AD UN’ALTRA DISCARICA
NELLA PROVINCIA DI CROTONE”

Domenica 12 ottobre, alle ore 16,30, presso la Sala polivalente di Cutro, si terrà un’assemblea pubblica sul drammatico tema del traffico di rifiuti tossici nella provincia di Crotone, tristemente balzato sulle prime pagine dei principali organi di informazione a livello nazionale.
Di sicuro, la notizia dell’utilizzo di sostanze tossiche per l’edificazione di opere pubbliche ed addirittura di istituti scolastici è raccapricciante, senza bisogno di ulteriori commenti.
Ma la notizia squarcia un velo di ipocrisie e di connivenze che ci fa scoprire nuovi e più inquietanti scenari. Vi chiederete: cosa può esserci di più inquietante dello scoprire che povere creature inermi vivono a contatto di sostanze tossiche? Davvero può esserci qualcosa di più grave ?
Ebbene si. La realtà, in questa provincia, si scopre più sconcertante dell’incubo.
Si apprende, infatti, non solo che la notizia sui rifiuti tossici era già apparsa sugli organi di informazione da anni ed era già quindi di dominio pubblico; ma si scopre, inoltre, che il fatto era già oggetto di una indagine della Procura di Crotone fin dal lontano 1999.
Le indagini avevano già acclarato le responsabilità in capo ai soggetti che avevano commesso tali reati, senza, tuttavia, sfociare in atti concreti, se non a distanza di nove lunghissimi ed interminabili anni.
Ciò presuppone un’inestricabile groviglio di connivenze che hanno permesso e tutt’ora permettono ai responsabili di tali nefandezze di agire indisturbati, e soprattutto di fare in modo che non vengano accesi i riflettori su una storia che puzza.
L’attenzione, in questi giorni, sembra circoscritta all’emergenza delle scuole. Ma non dovrebbe essere cosi. Perché i siti in cui giacciono sostanze tossiche sono molti di più. Del resto, basta riflettere sul fatto che si parla di opere pubbliche!
Quel che è grave e molto più sconcertante è che dai dati in possesso delle autorità, il rischio vero è costituito dal ritrovamento di sostanze inquinanti nella catena alimentare. Nei cibi e negli alimenti.
Il problema vero è costituito da quella fabbrica di tumori con vista mare che si chiama Pertusola, che da anni attira su di se le brame di gente senza scrupoli, che, a costo mettere le mani su di un affare da milioni e milioni di euro scende a patti col demonio in persona.
Non a caso, dunque, oggi vi è chi chiede di mettere subito mano alla bonifica di Pertusola.
Giusto. Solo che il problema è mal posto. La domanda spontanea è: con quali garanzie per i cittadini, visto quello che sta venendo fuori?
Nei quotidiani si legge addirittura che Syndial (ovvero “Eni”) è disposta a fare la bonifica. Syndial? Ma come…quelli che hanno causato il disastro –e cioè l’Eni - dovrebbero essere oggi i garanti dei cittadini? Davvero siamo caduti cosi in basso?
Prima deve essere fatta chiarezza sull’intera vicenda. Solo cosi potremo evitare di consegnare nelle mani sbagliate un affare che, se mal gestito, potrebbe causare danni irrimediabili.
La chiarezza. Appunto. Bisogna porsi delle domande, e tentare di giungere ad una conclusione.
Chi è che gestisce, da anni, e senza nessun controllo, le sorti delle scorie tossiche di Pertusola?
Risposta. Il Commissariato per (la cosiddetta) emergenza ambientale della Calabria.
Istituito nel 1997 dalla Presidenza del Consiglio per far fronte all’incapacità delle amministrazioni locali di dotarsi di un efficiente piano organico sui rifiuti, tale organo si è nel corso del tempo sostituito agli organi regionali nell’attività di gestione dell’affaire rifiuti, e, lungi dal porre fine all’emergenza, ha contribuito alla depredazione del territorio ad opera di consorterie criminali che travalicano i confini di quella che classicamente definiamo “mafia”.
Queste non sono parole dette a caso; al contrario costituiscono il sunto di indagini compiute dalla Commissione Parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti ed i reati ad esso connessi; delle relazioni della Corte dei Conti e dell’Authority Antitrust; nonché delle varie indagini sparse in diverse Procure sull’attività di smistamento dei rifiuti in Calabria
Per comprenderci, si tratta dello stesso ente ( il Commissariato per l’emergenza) che ha imposto che nella discarica privata di Columbra - la più grande della Calabria, ed a soli 5 km da Cutro - confluissero i rifiuti di tutta la Calabria nord, in spregio di tutte la norme nazionali e comunitarie che impongono una gestione “economicistica “dei rifiuti, ovvero impongono di far in modo che i rifiuti vengano gestiti direttamente dai comuni, in ambiti ristretti; e che prevedono, inoltre, l’utilizzo delle discariche “solo in via residuale.
Sul tema vi sono documenti pubblici agghiaccianti che dimostrano la totale inaffidabilità della gestione commissariale, nella quale, è giusto ricordarlo, si sono succeduti 4 Presidenti della nostra regione e 4 Prefetti.
Si tratta dello stesso ente che oggi dispone l’apertura di una nuova discarica in località Terrate-Terratelle, a soli 3 km da Cutro, a ridosso dei pozzi di approvvigionamento idrico del nostro Comune, per giunta in una “ZPS” ed a poche centinaia di metri dal fiume Tacina.
Vi chiedo: ci rendiamo conto che ci hanno preso per l’immondezzaio d’Italia o continuiamo ancora a trastullarci sulla bontà o meno dell’azione di questo o quel politico?

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Altra vicenda allarmante è la questione della mancata istituzione di un ente che monitorasse la patologie tumorali della zona. Sarebbe stato l’unico strumento in grado di darci la proporzione di ciò che sta accadendo. E non è un caso che non sia mai stato all’ordine del giorno della politica sanitaria del territorio.
Purtroppo, anche l’azione delle autorità di controllo, non lascia presagire niente di buono, se, come sta venendo fuori dalle inchieste, scopriamo che, sovente, le carte che dovevano stabilire la tossicità o meno di un rifiuto venivano taroccate ad arte dagli uffici delle ASL.

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E’ nostra profonda convinzione che la scelta di questi luoghi – leggi Cutro – quali “zone discarica” non sia dovuta al caso… ma piuttosto al fatto che, a differenza di altre zone, qui la popolazione rimane sempre ai margini…senza reagire, anche di fronte alle più impensabili nefandezze. In fondo, secondo chi compie queste scelte scellerate, questa è la “terra di nessuno”…

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E’ per questo che vi invito a partecipare all’assemblea di domenica: da un lato, per appoggiare le amministrazioni comunali di Cutro e di Roccabernarda che si stanno battendo per impedire la realizzazione della discarica; dall’altra per dimostrare - a chi pensa il contrario - che in questa martoriata terra esistono ancora persone che seguono la propria coscienza e non sono disposte a vendere la loro dignità.
La provincia di Crotone, e soprattutto Cutro, hanno già dato. Ed è ora che i cittadini, di ogni colore, facciano sentire la propria voce su di un tema che rischia di mettere in serio pericolo il futuro delle nostre popolazioni.

I promotori del Comitato “MI RIFIUTO”